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martedì 23 maggio 2017

SCAPPA - GET OUT

Caro diario,
il 18 maggio scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film thriller/horror SCAPPA – GET OUT diretto dal regista, attore e sceneggiatore statunitense Jordan Peele.

Chris Washington (Daniel Kaluuya) è un giovane fotografo afroamericano che si prepara per trascorrere il week end nella tenuta di famiglia della sua fidanzata bianca, Rose Armitage (Allison Williams). Questo viaggio è in realtà un’occasione per conoscere i genitori di lei, per ufficializzare, in un certo senso, la loro relazione.

All’arrivo alla mega villa sul lago, Chris avverte già qualcosa di strano e oscuro nell’ambiente circostante; in famiglia tutti sono esageratamente e forzatamente affettuosi e acquiescenti come a voler mascherare, forse, il loro disagio nel vedere la loro figlia innamorata di un ragazzo di colore, i due inquietanti domestici hanno comportamenti sui generis, hanno sguardi sempre inespressivi, occhi sbarrati e fissi, sembrano quasi telecomandati, come le mogli esemplari di Stepford nel thriller divertente  “La donna perfetta”.
Tanti e strani particolari andranno a sommarsi, durante questo soggiorno, da convincere Chris ad allontanarsi il più in fretta possibile da quella casa.

Questa pellicola sembra un’apparente rielaborazione, almeno nella parte introduttiva, con svolgimento ovviamente dissimile, di varie pellicole, anche se Chris non è assolutamente lo sfigato e insicuro fidanzato interpretato da Ben Stiller nel “Ti presento i miei”, né il brillante, acculturato ed elegante dottore come il Sidney Poitier di “Indovina chi viene a cena?”.

Il regista ha scritto un film incentrato prevalentemente sul tema dell’intollerenza, e intorno a questo ha poi costruito il suo film.

Fin dall’inizio si percepisce questa sorta di paranoia razzista a scapito del protagonista principale: dallo sceriffo che chiede la sua patente, nel fortuito incidente durante il viaggio verso la tenuta, anche se sa che non era lui a guidare l'auto, dalle continue affermazioni pro Obama del padre di Rose, come a voler chiarire  e convincere esasperatamente di essere amico e sostenitore dei neri, dagli strambi comportamenti degli ospiti nei confronti di Chris durante il tipico raduno annuale degli amici, nella tenuta della famiglia Armitage, dai domestici neri nella grande casa dei ricchi bianchi: il solito clichè di una veduta non proprio liberal americana.

La sceneggiatura ha regalato alcuni momenti di tensione, alcune scene grottesche, altre decisamente ordinarie e prevedibili ma tra plagi psicologici coercitivi, persone simil zombie e aperture di crani risulta comunque sempre predominante la satira politica al suo interno; non tanto mirata a condannare i veri razzisti ma quanto a deprecare coloro che in apparenza sembrano i più innocui e irreprensibili ma che si rivelano poi i più pericolosi in assoluto.

Dopo Loving, Il diritto di contare, Moonlight, A United Kingdom e Barriere anche questo film và ad aggiungersi alla lunga lista di film con tematiche razziali usciti nelle sale cinematografiche nell’ultimo periodo sottolineando il clima particolarmente critico avvertito in America e non solo.

Aspetto sempre con ansia l’uscita di un bel film passionale, impetuoso e travolgente, dove non compaiano neanche lontanamente tematiche politiche onnipresenti, che personalmente mi hanno un po' annoiata, ma solo una profonda e appassionata storia senza messaggi subliminali da interpretare ma meramente incentrata sull’amore che in definitiva è l'unico vero motore della vita.












 KissKiss
🌞Sole




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