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lunedì 12 giugno 2017

QUANDO UN PADRE - A FAMILY MAN

Caro diario,
l’8 giugno scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film drammatico QUANDO UN PADRE diretto dall’attore e produttore inglese Mark Williams, al suo esordio come regista.

Dane Jensen (Gerard Butler) è un cacciatore di teste ed è l’esempio vivente del venditore allo stato puro. Vende il sogno americano. Fa soldi dal nulla, dal fumo, lavorando di fantasia. E’ il più scaltro di tutti. Lavora 70 ore alla settimana per procurare personale a grandi aziende dietro il pagamento di commissioni sostanziose.

Il suo cinico capo Ed (Willem Dafoe) sta andando in pensione e affiderà la sua poltrona a chi riuscirà a dominare l’ultimo trimestre con introiti da capogiro.
E' una persona fredda e indifferente a sentimenti e alla morale comune, il suo unico interesse è il mero guadagno ed esorta i suoi dipendenti ad una rigorosa e accesa competizione fra loro, per spingerli a produrre sempre di più.

Dane sembra, all’inizio, voler emulare questa sua inesorabilità infatti, anche lui, è implacabile e privo di scrupoli: l’importante è arrivare all’obiettivo prefissato, non importa chi dovrà calpestare.

E’ anche un marito all’antica che sente la responsabilità di mantenere moglie e figli in maniera più che dignitosa e per questo sacrifica ore alla famiglia completamente assorbito dall’ambizione e dall’adrenalina liberata dalla persistente rivalità con la sua collega al lavoro.

Continue sono anche le recriminazioni della sua bellissima moglie Elise (Gretchen Mol) che lamenta questo suo ricorrente alienarsi dal nucleo familiare perdendosi i momenti più belli dei suoi tre figli che purtroppo non potranno più essere rivissuti.

Le priorità di Dane cambieranno quando suo figlio di dieci anni si ammalerà di una forma di leucemia particolarmente aggressiva che richiederà una costante e amorevole presenza di entrambi i genitori al suo fianco, che, con il suono della loro voce, potrebbero essere l’unica speranza di guarigione del bambino, più che delle medicine.

E’ una sceneggiatura certamente non originale che offre interessanti spunti di riflessione sui rapporti complessi tra genitore e figli, tra lavoro e famiglia, tra marito e moglie, tra cinismo e moralità, tra medico e paziente.

Gerard Butler con la sua esuberanza e comunicatività, con il suo fascino virile e il suo lato tenero è la persona appropriata per interpretare l’implacabile ma onesto Cobra, soprannome da lui utilizzato, non a caso, per evidenziare la sua forza, la sua energia e il suo potere in ambito lavorativo.

In genere non amo guardare film che raccontano di malattie e disperazione perché forzatamente strappalacrime e poco innovativi e l’indulgere all’emotività facile per fare cassa è un espediente ormai troppo utilizzato, tanto da far nascere un vero e proprio genere chiamato nel gergo cinematografico “cancer movie”.

In questa pellicola, però, c’è anche molto della quotidianità vissuta dai due coniugi, della loro intimità non completamente soddisfacente, della loro insofferenza esistenziale che li porta spesso a confrontarsi, nonostante siano profondamente e inequivocabilmente innamorati e il tutto rende la trama credibile e molto coinvolgente, sfruttando anche la grande sintonia e alchimia tra Butler e la Mol.


La storia riesce a catturare e intrattenere dall’inizio alla fine, senza esagerare con scene strazianti e lacrimevoli.
C'è un perfetto equilibrio dei momenti di sconforto e dolore con il vissuto di una normale famiglia che cerca di reagire al meglio a situazioni drammaticamente imprevedibili, perché quando una disgrazia ti tocca, tutto il resto diventa futile e trascurabile, e mentre il mondo intorno a te è indifferente alla tua sofferenza e continua a girare comunque, tu vorresti rimanere fermo e concentrarti, per affrontare in pace e in tranquillità la tua afflizione, senza nessun altra distrazione.






KissKiss
🌞Sole

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