Caro diario,
l’8 giugno
scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film drammatico QUANDO UN PADRE diretto dall’attore
e produttore inglese Mark Williams, al suo esordio come regista.
Dane Jensen
(Gerard Butler) è un cacciatore di teste ed è l’esempio vivente del venditore
allo stato puro. Vende il sogno americano. Fa soldi dal nulla, dal fumo,
lavorando di fantasia. E’ il più scaltro di tutti. Lavora 70 ore alla settimana
per procurare personale a grandi aziende dietro il pagamento di commissioni
sostanziose.
Il suo cinico capo Ed (Willem Dafoe) sta andando in pensione e
affiderà la sua poltrona a chi riuscirà a dominare l’ultimo trimestre con
introiti da capogiro.
E' una
persona fredda e indifferente a sentimenti e alla morale comune, il suo unico
interesse è il mero guadagno ed esorta i
suoi dipendenti ad una rigorosa e accesa competizione fra loro, per spingerli a produrre sempre di più.
Dane sembra, all’inizio, voler emulare questa sua inesorabilità infatti, anche lui, è implacabile
e privo di scrupoli: l’importante è arrivare all’obiettivo prefissato, non importa
chi dovrà calpestare.
E’ anche un
marito all’antica che sente la responsabilità di mantenere moglie e figli in
maniera più che dignitosa e per questo sacrifica ore alla famiglia completamente
assorbito dall’ambizione e dall’adrenalina liberata dalla persistente rivalità
con la sua collega al lavoro.
Continue sono anche le recriminazioni della sua
bellissima moglie Elise (Gretchen Mol) che lamenta questo suo ricorrente alienarsi dal nucleo familiare perdendosi i
momenti più belli dei suoi tre figli che purtroppo non potranno più essere rivissuti.
Le priorità
di Dane cambieranno quando suo figlio di dieci anni si ammalerà di una forma di
leucemia particolarmente aggressiva che richiederà una costante e amorevole presenza
di entrambi i genitori al suo fianco, che, con il suono della loro voce,
potrebbero essere l’unica speranza di guarigione del bambino, più che delle
medicine.
E’ una
sceneggiatura certamente non originale che offre interessanti spunti di
riflessione sui rapporti complessi tra genitore e figli, tra lavoro e famiglia,
tra marito e moglie, tra cinismo e moralità, tra medico e paziente.
Gerard
Butler con la sua esuberanza e comunicatività, con il suo fascino virile e il
suo lato tenero è la persona appropriata per interpretare l’implacabile ma
onesto Cobra, soprannome da lui utilizzato, non a caso, per evidenziare la sua
forza, la sua energia e il suo potere in ambito lavorativo.
In genere
non amo guardare film che raccontano di
malattie e disperazione perché forzatamente strappalacrime e poco
innovativi e l’indulgere all’emotività facile per fare cassa è un espediente ormai troppo
utilizzato, tanto da far nascere un vero e proprio genere chiamato nel gergo
cinematografico “cancer movie”.
In questa
pellicola, però, c’è anche molto della quotidianità vissuta dai due coniugi, della
loro intimità non completamente soddisfacente, della loro insofferenza esistenziale
che li porta spesso a confrontarsi, nonostante siano profondamente e
inequivocabilmente innamorati e il tutto rende la trama credibile e molto
coinvolgente, sfruttando anche la grande sintonia e alchimia tra Butler e la
Mol.
La storia
riesce a catturare e intrattenere dall’inizio alla fine, senza esagerare con
scene strazianti e lacrimevoli.
C'è un perfetto equilibrio dei momenti di sconforto e dolore con il vissuto di una normale famiglia che cerca di reagire al meglio a situazioni drammaticamente imprevedibili, perché quando una disgrazia ti tocca, tutto il resto diventa futile e trascurabile, e mentre il mondo intorno a te è indifferente alla tua sofferenza e continua a girare comunque, tu vorresti rimanere fermo e concentrarti, per affrontare in pace e in tranquillità la tua afflizione, senza nessun altra distrazione.
C'è un perfetto equilibrio dei momenti di sconforto e dolore con il vissuto di una normale famiglia che cerca di reagire al meglio a situazioni drammaticamente imprevedibili, perché quando una disgrazia ti tocca, tutto il resto diventa futile e trascurabile, e mentre il mondo intorno a te è indifferente alla tua sofferenza e continua a girare comunque, tu vorresti rimanere fermo e concentrarti, per affrontare in pace e in tranquillità la tua afflizione, senza nessun altra distrazione.
KissKiss
🌞Sole



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