Caro diario,
l’8 giugno
scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film drammatico SOGNARE E' VIVERE, scritto,
prodotto, diretto e interpretato dalla talentuosa e affascinante Natalie
Portman, in questa pellicola al suo debutto come regista.
E’ l’adattamento
cinematografico del libro “Una storia di
amore e di tenebra” di Amos Oz (nato Amos Klausner) scrittore, giornalista e
docente israeliano, romanzo autobiografico tradotto in più di quindici lingue.
Si rivive l’infanzia
di Amos (Amir Tessler) attraverso la storia della sua famiglia e in
particolare della madre Fania (Natalie Portman), creatura fragile ed eterea, donna bella, gentile e delicata, morta suicida quando Amos aveva appena dodici anni e
che ha profondamente influenzato la vita dello scrittore.
La storia è
ambientata a Gerusalemme, nel 1945, dove la famiglia Klausner si trasferì dall’Europa per scappare alle persecuzioni, tra la fine del mandato britannico in Palestina e i primi anni della nascita dello Stato di
Israele.
In questa
pellicola, girata nella versione originale in lingua ebraica, si portano alla
luce le vicende di una famiglia durante l’orrore della guerra.
Fania è una donna intelligente che ha vissuto la sua infanzia nell’agiatezza e che si ritrova ora soffocata in una vita matrimoniale per niente stimolante, in una terra povera, dimenticata e sventurata che ha nulla da offrirle; indotta, per rallegrare le sue giornate, a raccontare storie inventate
al figlio, al quale è profondamente e amorevolmente legata.
L’indipendenza di
Israele non porterà la serenità che il marito Arieh Klausner (Gilad Kahana), intellettuale e scrittore promettente, aveva otttimisticamente sperato e
Fania mostrerà sempre più una marcata infelicità e anedonia; smetterà di raccontare le sue storie avventurose e comincerà ad accusare mal di testa
frequenti che la trascineranno poi in una grave forma di depressione con
drammatico epilogo.

Un’atmosfera
cupa e angosciante, vagamente inquietante, si avverte fin dall’inizio del film che mostra alcune lacune
nella narrazione. E’ una storia incentrata molto sul personaggio di Fania ma si
sviluppa in maniera confusa e farraginosa che non riesce ad approfondire e a scavare nell’animo
dei personaggi.
Molte sono
le tematiche presenti anche se brevemente accennate e non analizzate come
meritavano; dal tradimento al bullismo che segna molto il padre di Amos in età scolare per le continue prevaricazioni subite, il rapporto di odio/amore con il mondo europeo, la difficile convivenza con il mondo arabo, la nascita dello Stato di Israele con le sue tragiche e dolorose conseguenze e l'infelice e tormentata relazione con il marito.
E' stato tutto ridotto ad un racconto intimo ridondante illustrando un sofferto ritratto
femminile dando, però, poco spazio a tutto il resto che rimane sfocato e trascurato.
Alla Portman regista bisogna riconoscere, oltre al coraggio nell'avere adattato un romanzo importante e impegnativo, questo suo grande talento nel narrare in maniera poetica con eleganza e sensibilità.
Alla Portman attrice è doveroso attribuire questa sua elevata capacità interpretativa; interamente calata nel personaggio e nella storia indossa costumi semplici e plumbei con una grazia e una classe che non mortificano la sua bellezza.
E' stato tutto ridotto ad un racconto intimo ridondante illustrando un sofferto ritratto
femminile dando, però, poco spazio a tutto il resto che rimane sfocato e trascurato.
Alla Portman regista bisogna riconoscere, oltre al coraggio nell'avere adattato un romanzo importante e impegnativo, questo suo grande talento nel narrare in maniera poetica con eleganza e sensibilità.
Alla Portman attrice è doveroso attribuire questa sua elevata capacità interpretativa; interamente calata nel personaggio e nella storia indossa costumi semplici e plumbei con una grazia e una classe che non mortificano la sua bellezza.
KissKiss
🌞Sole
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