Caro diario,
il 19 gennaio scorso è uscito nelle sale cinematografiche il
film ARRIVAL del regista Denis
Villeneuve candidato a 8 premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior
sceneggiatura non originale, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro, miglior
scenografia, miglior montaggio, miglior fotografia).
12 oggetti non identificati sono atterrati e
sparsi per tutto il globo.
Hanno l’aspetto di un monolito dalla forma ellittica e un'altezza di 450 metri.
Hanno l’aspetto di un monolito dalla forma ellittica e un'altezza di 450 metri.
L’esperta linguista Louise Banks, interpretata da Amy Adams, massima autorità in tutto il mondo nel campo delle traduzioni, e il
matematico Ian Donnelly, interpretato da Jeremy Renner, vengono reclutati dal colonnello Weber, interpretato dal premio Oscar Forest Whitaker, che sarà il supervisore della squadra speciale.
Il loro compito sarà quello di comunicare con
gli alieni per capire le loro reali intenzioni.
Continuamente sotto pressione, per evitare una
guerra globale, faticheranno non poco per scoprire che il linguaggio utilizzato dagli Eptapodi, come vengono chiamati gli alieni per via dei 7 arti di cui sono provvisti, è circolare così come
il loro modo di pensare e il loro rapporto con il tempo che per noi invece è lineare. Riusciranno, infine, a creare una specie di
vocabolario con il quale la Banks instaurerà con loro una sorta di intesa che andrà oltre la semplice comunicazione.
Il film è caratterizzato da continui flashback e flashforward e paradossi temporali che interessano la protagonista e la sua vita privata che, come conferma il regista in una intervista, è il vero fulcro
della pellicola, prima ancora di ogni riferimento alla fantascienza.
Lei è una
donna vulnerabile, sensibile e intelligente, con la straordinaria capacità di
vedere nel futuro. Nel film cita l’ipotesi di sapir-whorf, meglio conosciuta
come ipotesi della relatività linguistica, che afferma che lo sviluppo
cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla.
E’ un film che colpisce per i risvolti filosofici ancor più che per i grandi effetti speciali.
Le navicelle spaziali, soprannominate
gusci, non contengono alcuna tecnologia futuristica o armi di alcun genere; questo, anche per trasmettere il messaggio che il loro atteggiamento verso la Terra non è ostile e i loro obiettivi sono altri. Ciò, però, non vieta alla Cina, e ad altri
stati al seguito, di minacciare una
guerra attaccando il loro guscio.
In una realtà come quella attuale dove la paura rischia di dividere
la società, Arrival ci mostra, grazie anche alle capacità interpretative della Adams, come nei momenti peggiori unirsi sia sempre l’unica
soluzione vincente.
Non resta che attendere il 26 febbraio 2017 quando a Los
Angeles si celebrerà l’attesissima 89° edizione della Cerimonia degli Oscar per
sapere se Arrival riuscirà ad
appropriarsi di almeno una delle ambite statuette.
KissKiss
🌞Sole
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