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sabato 11 marzo 2017

IL DIRITTO DI CONTARE

HIDDEN FIGURES

Il Genio non ha razza. La Forza non ha sesso. Il Coraggio non ha limiti.

Caro diario,

l’otto marzo scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film   IL DIRITTO DI CONTARE  diretto da Theodore Melfi tratto da una storia vera e basato sul romanzo di Margot Lee Shetterly.


E’ la storia mai raccontata di tre brillanti donne afroamericane: Katherine Johnson interpretata da Taraji P.Henson, Dorothy Vaughn interpretata da Octavia Spencer e Mary Jackson interpretata da Janelle Monae che lavorarono  alla NASA ad una delle più grandi missioni della storia che cambiarono le sorti della corsa allo spazio, spingendo la NASA sulla Luna nel 1969.


La storia è ambientata nello stato orgogliosamente segregazionista della  Virginia, nell’anno 1961. I neri non potevano condividere, con i bianchi, uffici, bus, scuole, toilette e neppure alla Nasa, al Langley Research Center, la situazione era diversa.
Al lavoro le tre donne sono avezze ad essere sfruttate, quando serve. Nessuno apprezza i loro meriti o le responsabilità assunte senza incarichi ufficiali, abusano della loro intelligenza per poi allontanarle e confinarle nell’ala ovest dell’edificio quando ritenute non più indispensabili. Devono lottare ogni giorno con pazienza e costanza per emergere e affermare le loro brillanti menti contro le discriminazioni di colleghi e superiori non solo perché donne ma anche e soprattutto perché di colore.

Al Harrison è il burbero e saggio direttore delle operazioni spaziali  interpretato da un sempre grande Kevin Costner che ha un ruolo importante e probabilmente il più realistico nel film.
Interessante pellicola dove vengono evidenziate, con accuratezza di particolari, tutte le
problematiche di quegli anni. Splendida l'interpretazione di tutti gli attori anche se la sceneggiatura non mi ha regalato le emozioni che immaginavo, considerando i temi trattati.
Tutto è risultato troppo controllato e trattenuto anche nei momenti più eccitanti della missione Friendship7.

Nessun eccesso emotivo, nessuna reazione fuori dalle righe, tranne in alcuni rarissimi casi; le protagoniste vivono la loro fenomenale genialità con inverosimile normalità; sembrano donne caparbie e forti da un lato ma sopportano con rassegnazione e scoraggiamento una vita di ingiustizie razziali, sessismo e ghetizzazione senza un lamento di troppo.
Nessuno sconforto  o afflizione momentanea  neppure per le situazioni familiari non idilliache: Katherine è una vedova con tre figlie piccole da accudire che riesce a vedere solamente la sera tardi a causa delle interminabili ore di lavoro. 
Mary Jackson, l’unica delle tre ad avere un temperamento effervescente, ha un marito che vorrebbe tarparle le ali e che sembra volerla confinare dentro la figura stereotipata di moglie e madre. 

Sono tre donne tenaci e dotate di una grande forza interiore oltre che di un’eleganza sofisticata sia nell’aspetto che nei comportamenti. Niente le scalfisce, nessun segno di fragilità o avvilimento intemperante per le battaglie quotidiane che devono affrontare, sono menti matematiche calme e metodiche. 
Se era ciò che dovevano trasmettere,  il messaggio è arrivato forte e chiaro, però da un lato ha perso in pathos e ricettività. 
Viene fatto un ritratto psicologico delle protagoniste poco accentuato, più incentrato, invece,  sulla storia dell’America che vuole vincere sulla Russia nella conquista dello Spazio.
Notevole film ma un capolavoro mancato considerando la storia già scritta.

Conoscere spesso queste FIGURE NASCOSTE del tempo passato porta un arricchimento individuale considerevole e una riconoscenza per i grandi passi fatti nei secoli e la consapevolezza di quanti ancora bisogna farne.


KissKiss
🌞Sole


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