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sabato 8 aprile 2017

GHOST IN THE SHELL


Caro diario,
il 30 marzo scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film di fantascienza GHOST IN THE SHELL diretto dal regista Rupert Sanders basato sul famoso manga giapponese del fumettista Masamune Shirow e sull’omonimo anime dello scrittore e regista giapponese Mamoru Oshii.

Nel futuro il confine tra uomo e macchina sta scomparendo. I progressi della tecnologia permettono agli umani di potenziarsi con parti cibernetiche.
La Hanka Robotics, finanziata dal governo, sta sviluppando un agente militare che renderà quel confine ancora più labile trapiantando un cervello umano in un corpo interamente sintetico. Metterà insieme le caratteristiche più potenti di umani e robot. Questo è il progetto denominato 2571.


Il progetto in questione riguarda, per l’appunto, la creazione di un cyborg,  il Maggiore Mira Killian interpretata da Scarlett Johansson, ad opera della dottoressa Ouelet (Juliette Binoche) che le ha trapiantato


il cervello, unico organo sopravvissuto, in un corpo sintetico (shell); il suo corpo, infatti, è stato completamente danneggiato durante un attentato terroristico e hanno potuto, in questo modo, salvare il suo ghost (mente, anima).
Per l’Hanka Robotics Mira è solo un soldato perfetto, un’arma sofisticata: la prima del suo genere.

Il Maggiore è a capo della sezione 9 del Dipartimento della Difesa, organizzazione che indaga sui crimini informatici, gestita dalla Hanka Robotics; uno dei compiti affidatole è quello di rintracciare un pericoloso terrorista chiamato Kuze (Michael Pitt) che ha la capacità di hackerare le menti cibernetiche fino ad assumerne il controllo. Kuze sta facendo una strage all’interno dell’Hanka Robotics uccidendo tutti i dirigenti di rilievo.

Durante un attacco Mira viene fatta prigioniera da Kuze. Da lui scoprirà un’amara e inaspettata verità: non è vero che è stata salvata come le hanno sempre riferito.
La realtà è un’altra: le hanno  rubato la vita per sacrificarla a favore della scienza.
Kuze è stato un esperimento fallito in quanto la sua mente non si è armonizzata con lo shell che avevano progettato; lui era cosciente e impotente mentre i dottori gli smembravano il corpo. 
Prima di lei ci sono stati 98 tentativi falliti: 98 persone innocenti uccise e sacrificate per la sete di successo di ambiziosi e pericolosi individui.


Tutte queste rivelazioni mettono in crisi il Maggiore che non sa più di chi fidarsi. I continui glitch sonori e visivi contribuiscono a renderla sempre più confusa, senza un passato da ricordare e senza una sua individualità.


Tralasciando il confronto di questo live action, con manga e anime, ai veri cultori del genere, è appurato che i remake creano aspettative molto alte, tanto più quando gli originali sono dei veri e propri cult, non riuscendo spesso a soddisfare tutti.

E’ una pellicola dai toni cyberpunk dove vengono riprodotte megalopoli artificiali e decadenti, con colorate luci al neon, ologrammi pubblicitari riprodotti ovunque tra un grattacielo e l’altro, un mondo futuristico mistificato e soffocante dove uomini e cyborg si confondono tra loro; tutto rappresentato in maniera più che apprezzabile.

Gli scenari ricordano un po’ Blade Runner, il rivoluzionario film di fantascienza del 1982, campione d’incassi, del regista britannico Ridley Scott.

E’ una trasposizione che dà molto spazio al personaggio del Maggiore e alle scene di azione con l’utilizzo di tecnologia d’avanguardia per gli effetti speciali a scapito però delle questioni filosofiche ed etiche. 
Solo brevi accenni e riflessioni sulle problematiche di un mondo sempre più spinto verso una contraffatta perfezione a discapito della propria anima e individualità.

Scarlett Johansson è stata un’ottima scelta nel ruolo del freddo 
cyborg. Si è rivelata iconica ed atletica e, nonostante le numerosissime polemiche del whitewashing (affidare ad un attore bianco un ruolo cinematografico storicamente di un’altra etnia), è stata molto convincente anche se il copione non ha approfondito molto la sua introspezione, il suo angosciarsi per non sentirsi connnessa al mondo, per non avere un vissuto affettivo, il suo tormentarsi per non sentirsi definita come individuo.

La fantascienza ha una dominante ontologica che questo film penalizza privilegiando l’aspetto scenico e di azione; anche se dà molti spunti per riflettere sui problemi della simbiosi uomo-macchina,  la trama risulta però banale e priva di una sua profondità e complessità.

In generale il film, pur essendo semplice, è esteticamente bello, piacevole ed esplicativo.


“Ci aggrappiamo ai ricordi come se ci definissero ma è quello che facciamo a definirci.” (cit.dal film)


KissKiss
🌞Sole


1 commento:

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