Caro diario,
il 13 aprile
scorso è uscito nelle sale cinematografiche il film drammatico PLANETARIUM,
basato su una storia vera, presentato fuori concorso al Festival di Venezia
2016, diretto dalla regista e sceneggiatrice Rebecca Zlotowski.
Il film è ambientato nella

Parigi degli anni ’30 e le protagoniste della storia sono due sorelle spiritiste americane Laura Barlow (Natalie Portman) e Kate Barlow interpretata dalla giovane debuttante Lily-Rose Depp, figlia di Vanessa Paradis e di Johnny Depp, impegnate in una tournè mondiale per farsi conoscere e fare conoscere le lori doti medianiche.
produttore cinematografico francesce André Korben
(Emmanuel Salinger) rimane incuriosito piacevolmente dalle due donne e dopo una
seduta spiritica privata rimane affascinato e profondamente scosso dall’esperienza
vissuta.
Decide, così, di
produrre un film che non ha precedenti nella storia del cinema e cioè
impressionare sulla pellicola la presenza di uno spirito, nessuna finzione o
trucco cinematografico ma vere e proprie
entità soprannaturali.
Questo progetto diventerà per lui una vera e
propria fissazione tanto da scontrarsi più volte con il regista, preoccupato dai
costi esorbitanti sostenuti per girare inutili scene che non riescono a riprendere
l’impossibile e l’invisibile ed è oltremodo
turbato dalla sua crescente ossessione, quindi abbandona tutto e si licenzia.
La prima
curiosità sul film è sorta per il titolo.
Il planetario è una macchina o una sorta di
proiettore speciale che riproduce la disposizione e il movimento dei pianeti ed
è anche l’edificio in cui tale proiezione si effettua; similitudine probabile con
il cinema e la cinepresa che raccolgono storie ed emozioni proiettandole su uno
schermo rendendo ciò che è astratto in qualcosa di più tangibile e intelligibile,
pur trattandosi di finzione cinematografica e illusione.
Come in un
planetario anche nel meccanismo del cinema “bisogna spegnere la luce per vedere
qualcosa” (una delle frasi recitate nel film), e in entrambe le situazioni, lo spettatore
rimane immobile mentre le opere si muovono.
E’ un film
che affronta vari temi in maniera molto delicata e leggera non soffermandosi però
sufficientemente a lungo per approfondire l’argomento in questione, così
da coinvolgere emotivamente lo spettatore che riesce a vedere, invece, una
sequenza di scene spesso non legate tra loro, senza un apparente senso logico,
confuse e prive di una trama rimarchevole.

La regista
ha curato nei minimi dettagli sia la scenografia che i favolosi costumi tanto
da avere la sensazione di essere proiettati nell’epoca descritta.
La pellicola
regala brevi spunti di riflessione sull’antisemitismo, sul meccanismo tra realtà
e finzione del cinema, sul mondo del paranormale legato al rapporto tra vivi e
morti, allo scambio di amore e pensieri con i nostri cari defunti che con il
loro spirito rimangono sempre in contatto con noi.
E’ un film
dai tanti messaggi nascosti che non sempre si è sicuri di aver interpretato correttamente
o semplicemente di averli individuati tutti.
Ci si impegna troppo a
concentrarsi sui concetti e pensieri che la regista avrebbe voluto trasmettere
che non ci si emoziona abbastanza e non si entra in empatia con i
personaggi.
Il cinema è
l’arte, l’espediente per antonomasia, che sa creare illusioni e realtà
alternative dove ci si può immergere per sopportare meglio la vita vera e, nonostante le notevoli doti interpretative della Portman e le interessanti tematiche
trattate, non sono riuscita a essere trasportata nella storia, a identificarmi o a legarmi emotivamente a nessun
personaggio.
KissKiss
🌞Sole
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